I militanti di sinistra e la propaganda di Mosca

Intervista di Yavor Tarinski ad Anatoliy Dubovik e Sergiy Shevchenko
4 ottobre 2022

Yavor Tarinski del giornale libertario greco “Aftoleksi” intervista due anarchici dell’Ucraina orientale; attivi per decenni proprio in Ucraina orientale, fino all’invasione del 2014, quando è crollata la possibilità di qualsiasi azione po­litica diretta. Sono entrambi ciò che molte persone tendono a chiamare, semplicisticamente, cittadini ucraini “di lingua russa”. Questa intervista è stata sollecitata dai referendum condotti dalle forze di occupazione russe in quella regione; nonché dal riemergere di notizie false sulla loro organizza­zione anarchica RKAS, della quale sono militanti e fondato­ri. Continuiamo a dare voce a coloro che sono direttamente coinvolti in questa barbara guerra di violenza fisica e diffa­mazione. Una voce che gli stati e gli interessi politici orga­nizzati cercano di mettere a tacere.

 

YAVOR TARINSKI. Ciao e grazie mille per aver dedi­cato del tempo a parlare con noi nel bel mezzo di una zona di guerra. Iniziamo conoscendovi un po’ meglio. In che parte dell’Ucraina vivete?

ANATOLIY DUBOVIK (AD): Mi chiamo Anatoly Dubovik. Ho cinquant’anni, sono anarchico dal 1989. Sono nato a Kazan (Russia) e vivo da oltre trent’anni in Ucraina, nella città di Dnipro (ex Dnepropetrovsk, ex Ekaterinoslav). Questa è la parte orientale dell’Ucraina.

SERGIY SHEVCHENKO (SSH): Mi chiamo Sergei Shevchenko. Ho quarantotto anni, sono anarchico dal 1988. Sono nato e ho vissuto per la maggior parte della mia vita a Donetsk, il centro del Donbas. Nel 2014 sono stato costretto a partire per Kyiv dopo l’inizio di una rivolta se­paratista di ispirazione russa nella mia città. Sono al fronte dalla fine di febbraio 2022.

 

Siete entrambi membri ben noti del gruppo storico anarco-sin­dacalista RKAS. Potete dirci qualcosa in più su di esso e sulle sue attività prima della guerra?

AD e SSH. Prima di tutto, dobbiamo chiarire che RKAS non era solo un gruppo, ma un’organizzazione. Quando il movimento anarchico iniziò a rivivere in URSS, alla fine degli anni ’80, era afflitto dall’irresponsabilità, dalla man­canza di strategia e dal non prendere sul serio i suoi obiettivi: molti stavano semplicemente “giocando con l’anarchismo”. La rinascita del movimento anarchico iniziò a Donetsk quando rappresentanti di diversi piccoli gruppi e singoli at­tivisti che non avevano perso la fiducia nei loro ideali si uni­rono per formare la propria organizzazione. Così, in alterna­tiva al movimento fino a quel momento caotico, nel 1994, è stata creata la RKAS, la Confederazione rivoluzionaria degli anarchici-sindacalisti, intitolata a Nestor Makhno. Era un’organizzazione – appunto un’organizzazione anarchica – che introduceva principi di funzionamento più chiari: pianificazione, sistematizzazione, disciplina interna.

Tutto ciò ha prodotto buoni risultati, anche se non im­mediatamente. Pochi anni dopo la sua fondazione, RKAS era già un’organizzazione attiva in varie regioni dell’Ucraina e aveva un discreto successo. Siamo stati coinvolti nel mo­vimento operaio e nel movimento studentesco e abbiamo avuto un’influenza significativa sul movimento sindacale indipendente, in particolare tra i minatori del Donbas, dove i rappresentanti della RKAS hanno partecipato ai comitati di sciopero locali e regionali. Abbiamo partecipato a un mo­vimento pan-ucraino per proteggere i diritti dei lavoratori e contrastare il deterioramento della legislazione sul lavoro.

Si è proceduto con varie iniziative editoriali. Il primo è stato il quotidiano “Anarchy” (1993-2013) che è stato pubblicato per quasi tutti gli anni di esistenza di RKAS. Abbiamo anche pubblicato una newsletter anarco-sindaca­lista, un bollettino analitico e varie pubblicazioni per specifi­ci gruppi sociali: il giornale dei lavoratori “Voice of Labor”, il quotidiano studentesco “Unity”, la rivista per giovani “Revolutionary Ukraine” e altri. Abbiamo inoltre distribui­to opuscoli propagandistici e teorici di vari autori, dai classici di Bakunin e Malatesta alle opere di scrittori contemporanei.

Nel corso del tempo, RKAS si è evoluta in qualcosa di simile a una piccola Internazionale: avevamo sedi in altri paesi, principalmente in Georgia e Israele. Non sono durate a lungo, ma sono esistite. E poco prima dell’inizio della guerra, nel 2014, stavamo lavorando per creare un sindacato anarco-sindacalista in Ucraina, la Confederazione genera­le del lavoro anarco-sindacalista. Questo progetto non ha potuto essere completato a causa dell’invasione russa della Crimea e del Donbas.

 

Potete descrivere quale è stata la reazione di RKAS dopo l’i­nizio dei conflitti nell’Ucraina orientale, nel 2014?

AD e SSH. Il “conflitto”, cioè l’invasione armata, è inizia­to nell’Ucraina meridionale quando l’esercito russo ha occu­pato la Crimea, nel febbraio 2014. La rivolta separatista di ispirazione russa nell’Est è iniziata più tardi, circa un mese dopo.

Ci era chiaro fin dall’inizio che la Russia non poteva fare nulla di buono in Ucraina. Nel 2014, in Russia era già stato instaurato un regime autoritario reazionario che negava tutti i diritti individuali e sociali e perseguitava brutalmente e di­struggeva ogni attività indipendente. Naturalmente, abbia­mo ancora molte domande sullo stato ucraino e sulla classe dirigente in Ucraina. Ma, almeno, il movimento anarchico e il movimento socialista in Ucraina sono stati in grado di operare in modo relativamente libero per alcuni anni. È suf­ficiente dire che durante l’esistenza dello stato ucraino indi­pendente non c’è stato un solo prigioniero anarchico. Allo stesso tempo, molte dozzine di nostri compagni in Russia sono finite nelle carceri russe, colpevoli esclusivamente delle loro convinzioni anarchiche. Quindi, eravamo ben consape­voli di ciò che Putin ha fatto contro le idee libertarie.

La reazione della RKAS è stata, quindi, irreversibile: bi­sognava resistere con ogni mezzo all’attacco russo. Ma qui è sorto subito un problema. Il punto è che la RKAS è stata fondata ed esiste da venti anni come organizzazione per la propaganda delle idee anarchiche e come organizzazione che sostiene le azioni anarco-sindacaliste. In altre parole, come organizzazione adattata a forme legali e semi-legali di impegno in tempo di pace. La guerra ha cambiato tutto, compresi i compiti immediati che gli attivisti del movimen­to anarchico devono affrontare nel qui e ora. La vecchia organizzazione, le vecchie forme di attività si sono rivelate, semplicemente, insufficienti o impossibili nelle nuove con­dizioni. Erano necessarie nuove forme e principi di lavoro, orientati principalmente alla resistenza sotterranea contro gli occupanti. Ciò includeva la resistenza armata.

Pertanto, nell’aprile 2014, c’è stata un’ampia discussione tra i membri RKAS sul nuovo processo e sulla strategia di resistenza, con risultati che hanno portato allo scioglimento dell’organizzazione. Dopodiché, è iniziata una nuova fase nella storia del movimento anarchico in Ucraina.

 

Siete a conoscenza che al di fuori dell’Ucraina circolavano false informazioni sul fatto che la RKAS fosse in qualche modo collegata alla creazione delle cosiddette “repubbliche popolari” nel Donbas?

AD e SSH. Sì, lo abbiamo scoperto a settembre 2022, grazie a un post sui social media greci. Questa pubblicazione non contiene nient’altro che miserabili invenzioni e le più stupide bugie. Ad esempio, era accompagnata dall’imma­gine di una manifestazione di persone con bandiere nere e rosse, con la didascalia: «Membri della RKAS alla mani­festazione anti-Maidan a Donetsk nel 2014»! Quella foto è stata in realtà scattata da noi alla manifestazione del 1° maggio 2012. Lo striscione che abbiamo tenuto in quella manifestazione, raffigurato nella foto, recitava chiaramente: «La nuova riforma del lavoro è la schiavitù legalizzata». In altre parole, non c’era niente a favore o contro Maidan e, do­potutto, questa manifestazione ha avuto luogo pochi anni prima di Maidan, nel bel mezzo della nostra lotta contro il tentativo del governo di cambiare le leggi sul lavoro. L’autore della falsa didascalia sotto questa foto ha ingannato i suoi lettori.

Un altro esempio di chiara bugia: gli autori della finzione sulla (falsa) connessione di RKAS con i separatisti filo-russi si riferiscono a Mikhail Krylov, «un veterano di vecchia data della guerra di classe dei minatori di Donetsk», che «ci ha chiamato alla ribellione armata contro il regime di Kyiv» e ha partecipato alla formazione del Dipartimento dei minatori della Repubblica popolare di Donetsk. Indipendentemente dal fatto che Krylov abbia chiamato o meno qualcuno a fare qualcosa e che abbia formato qualcosa o meno, ora è irrile­vante. Mikhail Krylov è stato effettivamente coinvolto nel movimento operaio indipendente nel Donbas durante l’era sovietica e ha avuto contatti con RKAS nella seconda metà degli anni ’90, quando abbiamo lavorato a stretto contatto con il Comitato Stachy regionale del Donbas, alla guida del quale ha partecipato Krylov. Ma la cosa importante è che ventisei anni fa ha posto fine a ogni tipo di collaborazione con gli anarcosindacalisti. Era diventato molto tempo prima un tipico noioso leader sindacale, che si era venduto ai suoi ex oppositori. Dopo il 1998 è “entrato in politica”, aderen­do a vari partiti borghesi e candidandosi per loro conto alle cariche elettive. E ora serve gli occupanti russi.

Naturalmente, quando abbiamo visto questo articolo, eravamo furiosi. Abbiamo subito contattato i compagni in Grecia, spiegato il vero stato delle cose e la falsa pubblica­zione è stata rimossa da un altro sito web che nel frattem­po l’ha riprodotta. Ma non vi è alcuna garanzia che le stesse bugie non continueranno ad apparire su altri siti web o nella stampa.

In generale, da anni siamo sorpresi dal fatto che molte persone in Europa e in America preferiscano ottenere infor­mazioni sul movimento anarchico o socialista in Ucraina non da anarchici o socialisti ucraini, ma da chiunque sia al di fuori dell’Ucraina. Perché lo fanno è un grande mistero. A proposito, dovremmo aggiungere che la menzogna sulla cooperazione dei militanti della RKAS con l’FSB (cioè i servizi segreti russi) e sulla partecipazione della RKAS al movimento filo-russo nel Donbas è supportata e diffusa dall’estrema destra! Pertanto, coloro che ripetono queste invenzioni sono dalla stessa parte dei nazisti. Beh, forse gli piace…

In effetti, né prima di Maidan, né in generale in tutti gli anni in cui i membri della RKAS sono stati coinvolti nel movimento anarchico, non abbiamo mai sostenuto né il separatismo filo-russo in Ucraina né le tendenze imperiali­ste russe. Già alla fine degli anni ’80, la maggior parte degli anarchici ucraini, compresi i futuri membri dell’RKAS, erano attivamente coinvolti nella lotta per l’indipenden­za dell’Ucraina. In seguito, come RKAS, ci siamo opposti fermamente alla guerra in Cecenia e abbiamo sostenuto un’Ichkeria indipendente.[1] Non solo: alcune delle nostre pubblicazioni sono state stampate in ucraino, la nostra Radio RKAS libertaria è stata trasmessa anche in ucraino e una delle nostre pubblicazioni, come già accennato, si chiamava “Revolutionary Ukraine”. Quindi, molto prima del 2014 la posizione della RKAS era abbastanza chiara: a favore di un’Ucraina libera, indipendente e operaia. Questa è la tradizione di RKAS, la tradizione del movimento anar­chico ucraino in generale. Pertanto, qualsiasi fantasia su una RKAS “filo-russa” è completamente sciocca e inaccettabile.

 

Cosa hanno fatto i militanti RKAS dall’inizio dell’invasione?

AD e SSH. Quelli di noi che hanno continuato il lavoro sociale come anarchici hanno fatto e stanno facendo ogni genere di cose. La maggior parte di noi ha capito che prima o poi la Russia avrebbe avviato una massiccia invasione, iniziata in realtà il 24 febbraio 2022. Per quanto possibile, ci siamo preparati a tutte le diverse forme di resistenza e abbiamo ad­destrato volontari in organizzazioni militari non ufficiali, da cui sono poi emerse unità di Difesa territoriale. Alcuni sono stati direttamente coinvolti nella resistenza: nel 2014-2015, ex membri della RKAS hanno creato gruppi di combatti­mento illegali che hanno condotto la guerriglia nel Donbas. Nel Territorio libero dell’Ucraina, gruppi di ex membri della RKAS hanno anche lavorato in vari progetti sociali, aiutando principalmente i bambini rifugiati dal Donbas e dalla Crimea. Certo, abbiamo anche continuato le nostre attività culturali ed educative e diffuso idee anarchiche. Quindi, non siamo scomparsi nel nulla, abbiamo continuato le nostre attività e la nostra vita da anarchici. Ma non più nella forma della nostra ex organizzazione RKAS.

Alcuni di noi sono ora sul fronte interno, stanno aiu­tando la gente a difendersi. Alcuni sono al fronte con le armi in mano come membri dell’esercito o delle unità di Difesa territoriale. Sono anche riusciti a organizzare comitati anar­chici di soldati nelle unità in cui prestano servizio. Questi comitati difendono i diritti dei soldati, organizzano assisten­za volontaria e svolgono attività di propaganda e di adde­stramento anarchico nelle loro unità. Tutto questo verrà spiegato più dettagliatamente dopo la vittoria.

 

Qual era la situazione nelle cosiddette “repubbliche popolari” di Donetsk (DPR) e Luhansk (LPR) e negli altri territori oc­cupati: anarchici e persone di sinistra sono stati costretti ad andarsene? C’era il reclutamento obbligatorio di civili nell’e­sercito filo-russo?

SSH. Sono stato costretto a lasciare la mia città natale, Donetsk. Un totale di 1,5 milioni di persone ha lasciato il Donbas per l’Ucraina dal 2014. La popolazione del Donbas era di sei milioni.

AD e SSH. La questione non è nemmeno che la maggio­ranza degli anarchici e dei socialisti abbia lasciato il Donbas occupato (non sappiamo cosa intendi per “sinistra”: la parola racchiude persone con visioni molto diverse, dagli anarchici agli stalinisti, che non hanno niente in comune…). Ma il punto principale è che nei territori occupati dalla Russia c’è una sola possibilità: essere assolutamente fedeli al potere. L’alternativa è l’arresto, dopo il quale non ci sono più informazioni sulle persone.

Per quanto riguarda il reclutamento nell’esercito di civili nel Donbas occupato, prima del 2022 non vi era alcuna coscrizione forzata ufficiale. Ma c’era qualcos’altro: dopo l’instaurazione dei regimi secessionisti, è iniziata la massic­cia chiusura delle imprese e il loro equipaggiamento è stato esportato in Russia. Ogni anno diventava sempre più diffi­cile trovare lavoro in una determinata professione. L’unico posto in cui un uomo adulto e fisicamente in forma poteva davvero guadagnare soldi era nell’esercito. E molte persone si sono arruolate nel servizio militare. Ciò è continuato fino a febbraio 2022, quando DPR e LPR hanno annunciato una coscrizione generale. Che ha assunto le forme più incredibi­li: la gente veniva radunata per le strade, sui mezzi pubblici e nelle università, e portata ai punti di leva. Pochi giorni dopo, questi uomini erano al fronte. La maggior parte di loro non aveva mai impugnato una pistola prima. Sono morti e con­tinuano a morire in gran numero. In realtà, la coscrizione russa nel Donbas è stata un genocidio della popolazione locale. Ora, in un futuro molto prossimo, la stessa sorte minaccia la popolazione delle regioni di Zaporizhzhya e Kherson che hanno iniziato a essere reclutate con la forza nell’esercito russo.

 

Qual è la situazione sociale generale dal 2014 nelle regioni dell’Ucraina orientale occupate dai separatisti sostenuti dalla Russia?

AD e SSH. La Russia di Putin si è sostanzialmente tra­sformata in uno Stato fascista in cui l’intera popolazione è privata di tutti i diritti. Nelle regioni dell’Ucraina che sono passate sotto il controllo dell’esercito di Putin e dei separati­sti filorussi, la situazione è persino peggiore che nella stessa Russia. Ad esempio, a fine 2014, si sono verificati tentativi di organizzare scioperi nelle miniere allora ancora in funzio­ne, a difesa degli interessi prettamente economici dei lavo­ratori. Questi tentativi sono stati repressi con metodi pura­mente da gangster, metodi che abbiamo potuto leggere solo nei libri di storia del XIX secolo: gli iniziatori e i partecipanti attivi degli scioperi sono stati portati fuori città, picchiati e minacciati di morte. Non sono possibili raduni, marce, riunioni e altre azioni pubbliche da parte di organizzazioni sociali indipendenti, inclusi i sindacati.

Come ogni regime fascista, le autorità russe e i loro governi fantoccio nel Donbas considerano loro dovere interferire nella vita privata delle persone. In particolare, di quelle persone che non condividono i cosiddetti valori “tradizionali”, cioè le opinioni più conservatrici della sezione ultraconservatrice della Chiesa ortodossa russa. L’orientamento sessuale “sbagliato” o la religione “sbaglia­ta” sono una ragione sufficiente perché una persona venga perseguitata, molestata, licenziata dal lavoro, arrestata. Naturalmente, non ci sono organizzazioni LGBT nella “Repubblica popolare” di Donetsk e in quella di Luhansk: è semplicemente impossibile esistere.

Anche la maggior parte delle organizzazioni religio­se protestanti, greche e cattoliche esistenti prima del 2014 sono state sciolte. I Testimoni di Geova e i Mormoni, le cui attività sono vietate anche in Russia, sono perseguitati in maniera particolarmente dura.

La cosa principale che dovresti sapere sul regime DPR e LPR è che il loro obiettivo è distruggere qualsiasi dissen­so e sopprimere qualsiasi disobbedienza. Questo è ciò che li mette alla pari con i peggiori esempi di regimi del passa­to. Come la Germania nazista o l’URSS di Stalin. Questa è la cosa che non ci lascia altra scelta che combattere contro questi regimi.

 

Tuttavia, colpisce la facilità con cui i separatisti filo-russi hanno conquistato le città del Donbas nei primi giorni del conflitto del 2014. Non sembra che ci sia stata molta resisten­za da parte delle autorità ucraine. Al contrario, è come se fosse avvenuto un cambio di regime organizzato “dall’alto”.

AD e SSH. Sì, non c’è stata alcuna resistenza da parte delle autorità locali alle rivolte secessioniste nelle città delle regioni di Donetsk e Luhansk. Nel migliore dei casi, le autorità sono scomparse e si sono allontanate dagli eventi. Nel peggiore dei casi, hanno guidato la rivolta! Questo vale per l’amministrazione politica, l’intera dirigenza della poli­zia, i servizi segreti della SBU (Servizio di sicurezza dell’U­craina), la procura e così via.

C’era resistenza, ma proveniva semplicemente da gente comune senza un’autorità particolare. A marzo e aprile 2014 si sono svolte manifestazioni filo-ucraine a Donetsk e in altre città, dove si sono radunate molte persone. Queste manifestazioni sono state attaccate dai separatisti. Le prime vittime della guerra nel Donbas furono quelle stesse persone picchiate con manganelli o rapite dai soldati filorussi, por­tate fuori città e lì giustiziate. Tutto questo è considerato abbastanza noto.

 

Sarete consapevoli, tuttavia, che al di fuori dell’Ucraina, alcuni canali alternativi di disinformazione affermano che la “vera” sinistra in Ucraina sostiene i separatisti e l’occupante (e come accennato in precedenza, anche il tuo gruppo è stato calunniato con simili fake news)? E, in generale, stanno cer­cando di ritrarre il conflitto come se fosse tra il “IV Reich” ucraino e il fronte progressista filo-russo…

AD e SSH. Certo, lo sappiamo. E speriamo che i vostri lettori abbiano già visto quanto siano “progressiste” le azioni delle autorità filo-russe.

Ma in effetti, quasi tutti gli anarchici ucraini stanno ora resistendo in qualche modo a Putin e all’invasione russa. E conosciamo molti marxisti anti-autoritari ucraini che si trovano nella stessa posizione, ad esempio il gruppo del Movimento sociale, il sindacato indipendente Defending Labour, la redazione della rivista socialista “Commons” e altre iniziative. Questi e altri gruppi sono poco conosciuti fuori dall’Ucraina, ma questo è semplicemente perché la “si­nistra” fuori dall’Ucraina (di nuovo: non sappiamo chi siano) è abituata ad ascoltare solo i moscoviti. A nostro avviso, ciò significa che per molti fuori dall’ex Unione Sovietica, l’im­pero sovietico è ancora vivo oggi. Almeno nelle loro menti, nelle loro fantasie.

Quanto agli stalinisti… Possono dire quello che voglio­no, possono portare le bandiere più rosse del mondo, ma in realtà sono una forza reazionaria sottomessa al nazionali­smo russo e all’imperialismo russo. La “sinistra” occidentale guarda i nomi dei partiti nei nostri paesi e pensa qualcosa del tipo: «Oh, queste devono essere persone fantastiche!». Ad esempio, nel nostro paese c’era il famoso Partito sociali­sta progressista dell’Ucraina. Con questo nome molto cla­moroso, questo partito ha organizzato eventi congiunti con uno dei principali ideologi del nazionalismo e del fascismo russo moderno: Alexander Dugin; ha utilizzato immagini e vocabolario razzisti e omofobi nella sua propaganda. Se definisci “di sinistra” questi, allora né Marx, né Lenin, né Trotsky potrebbero essere considerati “di sinistra”.

 

In effetti, l’invasione russa dell’Ucraina ha rivelato alcuni problemi radicati nei movimenti libertari e di sinistra in tutto il mondo. Mentre questi movimenti sono tradizional­mente contrari all’autoritarismo, almeno in apparenza, si scopre che c’è una percentuale non così piccola di persone, anche tra coloro che si considerano anarchici e libertari, che stanno esprimendo, almeno indirettamente, il loro sostegno all’inva­sione di Putin. Questo perché, per loro, l’obiettivo geopolitico della Russia di guadagnare terreno contro la NATO vale anche molte vite civili perse nella guerra o nella creazione di un nuovo regime mafioso nei territori occupati. Qual è, secon­do voi, il futuro dei movimenti anarchici mondiali alla luce della divisione tra quelli che potremmo definire anarchici “strettamente geopolitici” e l’anarchismo sociale?

AD e SSH. Siamo convinti che troppi socialisti e persino libertari in tutto il mondo siano bloccati nei concetti e nelle realtà del secolo scorso, senza accorgersi che il mondo è molto cambiato. E questo è un problema enorme che è appena di­ventato evidente con l’inizio di una nuova serie di azioni ag­gressive da parte della Russia.

Ricordiamo che l’Ucraina non è stata la prima vittima dell’imperialismo russo moderno. Ci sono state invasio­ni russe della Georgia e della Moldova negli anni ’90. C’è stata una guerra coloniale nel Caucaso che è continuata fino agli anni 2000. I carri armati russi sono rientrati in Georgia nel 2008. La Russia è intervenuta in Siria dopo il 2010. Le truppe russe sono state utilizzate per reprimere la rivolta in Kazakistan nel gennaio 2022. La guerra in Ucraina è sem­plicemente una nuova scala di violenza da parte di Mosca, come non accadeva in Europa da molto tempo, ma non qualcosa di fondamentalmente nuovo per la politica di omi­cidio di Mosca, di distruzione e occupazione.

La “sinistra” che sostiene la Russia oggi la vede come qualcosa di simile all’URSS della seconda metà del XX secolo. Senza notare che i discorsi di “socialismo”, “giustizia sociale” e “stato nazione” usati allora sono crollati da tempo e le persone in Russia sono private della maggior parte dei diritti e vivono in condizioni sociali, economiche e quoti­diane spaventose. Le persone in Russia vivono in uno stato di polizia e sono perseguitate per la loro nazionalità (come i tartari di Crimea), per le loro convinzioni religiose (come l’appartenenza ai Testimoni di Geova, ai Mormoni o alle sette non ortodosse dell’Islam), per non parlare della perse­cuzione per le loro convinzioni politiche. Solo due esempi: il matematico e anarchico di Mosca Azat Miftakhov è stato accusato di aver rotto una finestra negli uffici del partito al potere Russia unita. È stato processato per questo crimine efferato e nel 2021 è stato condannato a sei anni di carcere. Gli anarchici Dmitry Chibukovsky e Anastasia Safonova della città di Chelyabinsk negli Urali hanno affisso uno stri­scione su una recinzione con la scritta «L’FSB [servizi se­greti russi] è il principale terrorista». Sono stati condannati rispettivamente a due anni e mezzo e due anni di carcere per questo atto. Pochi giorni fa, 10 settembre 2022.

La sinistra vede nella Russia di Putin un’alternativa alla NATO, una rivale della NATO. In un certo senso ha ragio­ne: la Russia è infatti contraria alla NATO. Ma non vede, e non vuole vedere che l’alternativa russa persegue la pro­pria politica imperialista indipendente ma uguale (se non peggiore). L’obiettivo geopolitico della Russia non è affatto fermare l’imperialismo occidentale, ma rendere la Russia di nuovo un impero, più potente, aggressivo e disumano dell’Occidente convenzionale. Lo stato russo, avendo sop­presso la libertà e l’indipendenza in patria, non può portare alcuna libertà e indipendenza ad altri paesi. La “sinistra” fi­lorussa non lo vede. Per usare l’analogia con il romanzo 1984 di George Orwell, tali “sinistri” si schierano con il Grande fratello dell’Eurasia contro il Grande fratello dell’Oceania. Sono degli idioti.

Quanto al futuro: non siamo particolarmente interessa­ti al futuro e alle prospettive della “sinistra” e dei movimenti socialisti di stato nel mondo. Siamo anarchici e pensiamo prima di tutto al movimento anarchico. Il nostro slogan rimane lo stesso di sempre: l’emancipazione dei lavoratori è una questione che riguarda i lavoratori stessi! E la scissione tra gli anarchici sociali e quelli che lei chiamava «stretta­mente geopolitici» non è ancora avvenuta, purtroppo. Non ci siamo ancora tutti resi conto che questa scissione sarà ne­cessaria e inevitabile…

 

Vorremmo conoscere la vostra opinione sui referendum per l’annessione alla Federazione Russa dei territori attualmente occupati del Donbas. In che misura questi possono essere con­siderati la volontà popolare, data l’esistenza dell’esercito di occupazione e la brutale repressione? Abbiamo visto che tali referendum si tengono dal 2014 con voto non segreto e altri punti problematici in Crimea, quindi, possiamo presumere che questa sia una parte importante della strategia russa?

AD e SSH. In questi giorni, mentre stiamo rilasciando interviste, internet è piena di video dai territori occupati che mostrano come vengono condotti i “referendum”. Chiunque può vedere che non ci sono seggi elettorali o urne, trasparenti o meno. Nei video possiamo vedere che gruppi di persone, quattro-cinque persone, tra le quali ci sono sempre due persone in divisa militare con armi, girano per gli appartamenti dei cittadini e chiedono loro di firmare le “schede elettorali”. Questo non è un referendum. Questa è un tentativo di sondare la lealtà della popolazione nei con­fronti degli occupanti che sta letteralmente avvenendo sotto la minaccia dei fucili automatici.

C’è un altro punto importante. Un referendum è un concetto legale. Il “referendum” di oggi è stato indetto dalle autorità statali. Ciò significa che il “referendum” di oggi deve essere condotto in conformità con la legge statale. Ma a quale legge si attiene esattamente un “referendum” nei territori oc­cupati? La legge russa non dice assolutamente nulla sui refe­rendum; dal 1991 non si è mai tenuto alcun referendum in Russia. La legge ucraina, invece, prevede che un referendum possa svolgersi solo sull’intero territorio del paese, non nelle singole regioni. In altre parole, anche dal punto di vista for­male, si tratta di un’azione priva di senso che non può avere alcuna conseguenza giuridica. Siamo sicuri che qualsiasi persona comune possa capire da sé cosa sia davvero questo “referendum”.

 

Cosa riserva il futuro dell’Ucraina dopo la fine della guerra? Abbiamo sentito che l’Unione Europea sta spingendo il governo ucraino ad approvare una nuova legislazione anti­sindacale e che l’enorme debito nazionale non è stato cancel­lato o ridotto.

AD e SSH. Dopo la vittoria dell’Ucraina in guerra, ci aspetta una nuova lotta per gli interessi sociali ed economi­ci del popolo ucraino. Sì, già ora il governo sta approvando nuove leggi antisindacali e, più in generale, anti-lavoro. Ma speriamo che dopo la vittoria avremo buone prospettive per lo sviluppo e l’attivazione del movimento sociale e anarchi­co. Per una serie di motivi.

In primo luogo, il popolo ucraino ha già sconfitto l’ag­gressore in un certo senso, almeno ha vinto la prima fase della guerra. Ciò è accaduto tra la fine di febbraio e marzo 2022, quando la resistenza sul fronte ha sventato il piano originale della guerra lampo, il piano per una rapida conqui­sta dell’Ucraina. Il popolo vedeva la propria forza, la propria capacità di resistere a un nemico esterno. È improbabile che tollerino silenziosamente un futuro sotto attacco da parte di un nemico interno.

In secondo luogo, vedete, l’anarchismo non ha nulla a che fare con il fatto che un punk con una spilla nell’orec­chio ha dipinto “la lettera A in un cerchio” sul muro. Non si tratta nemmeno di uno scienziato rispettabile con gli occhia­li che tiene un’altra lezione sui pensieri e le idee di Proudhon o Bakunin. L’anarchismo riguarda la capacità delle persone di risolvere i propri problemi senza il coinvolgimento dello stato e di altre strutture gerarchiche. Risolvere problemi basati sull’auto-organizzazione e sull’ampia interazione delle iniziative locali. Non importa come si chiamano. Ciò che conta è la sostanza, non il nome. Al momento, in Ucraina esiste un numero enorme di iniziative auto-organizzate non statali. Si occupano di una varietà di problemi, dall’aiutare i rifugiati e proteggere le piccole comunità a fornire ai militari tutto ciò di cui hanno bisogno. In questo senso, oggi, l’U­craina segue le pratiche anarchiche più di molte altre società del mondo. A proposito, non è questa una buona immagine per sfatare un po’ il mito del “regime nazista” in Ucraina?

 

Qual è, secondo voi, la portata dell’attuale contrattacco? Può essere considerato un punto di svolta nella guerra? E quali sono le prospettive per i regimi nazionalisti di Putin e Lukashenko?

AD e SSH. La situazione è visibile a tutti: in tre settima­ne l’esercito ucraino ha cacciato le truppe russe dall’intera regione di Kharkiv e sta gradualmente spostando i combat­timenti nella regione di Luhansk. Per inciso, i russi hanno cercato di invadere la regione per cinque mesi. Ora il ritmo dell’offensiva è notevolmente rallentato, il che è abbastanza normale: è sempre stato così in tutte le guerre. Se questa of­fensiva sarà un punto di svolta lo scriveranno gli storici del futuro…

I regimi nazionalisti fascisti di Putin e Lukashenko crol­leranno inevitabilmente. Quando e come accadrà, lo vedre­mo tutti con i nostri occhi.

 

È stato detto che l’invasione potrebbe concludersi con una sorta di negoziato, con lo stato ucraino che rinuncia ad alcuni territo­ri per mantenere la sua sovranità indipendente su tutte le altre regioni ucraine.

AD e SSH. Tutte le guerre si sono concluse con la pace, ma non tutte le guerre si sono concluse con i negoziati. Ad esempio, i negoziati non furono necessari per porre fine alla guerra contro la Germania nazista: i nazisti furono distrutti e Hitler si suicidò nel suo bunker. Lo stesso destino potreb­be attendere Putin. Soprattutto perché ha già preparato un bunker per se stesso molto tempo fa.

Il compromesso di cui parli (cedimento di parte del territorio per mantenere la sovranità del resto dell’Ucraina) è impossibile. La questione non è neppure quella per cui cedere qualche milione di ucraini al regime fascista di Putin sarebbe un tradimento. Vedete, la Russia di oggi ha da tempo dimostrato la sua incapacità di capitolare, di convivere paci­ficamente con i paesi vicini che ha scelto come sue vittime. Ciò era evidente nelle due guerre coloniali nel Caucaso. Negli anni ’90, il popolo ceceno ha inflitto una grave sconfitta all’e­sercito russo e il governo russo ha accettato la pace. Gli anni seguenti furono impiegati a prepararsi per una nuova inva­sione dell’indisciplinata Cecenia e, quando una nuova forza ancora più potente fu assemblata, l’esercito russo ricominciò da capo.

La società ucraina ricorda questi eventi e sa che l’uni­ca garanzia per la pace sarà la completa sconfitta dell’eser­cito russo, la distruzione del regime di Putin e cambiamen­ti molto profondi nello stato russo e nella società russa.

Probabilmente è troppo presto per discutere le forme spe­cifiche di questi cambiamenti, ma non possiamo più farne a meno.

 

Grazie mille per il vostro tempo! Abbiate cura di voi e continua­te a lottare per un’Ucraina più libera, al di là del capitalismo e dello statalismo!

AD e SSH. Grazie! Viva un’Ucraina libera e indipendente!

 

 

Nota

Dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina nel 2014, c’è una minoranza notevole che ha sofferto molto, ma pochi ne parlano: i tartari musulmani della Crimea. Dall’inizio dell’occupazione russa della Crimea, le forze russe hanno iniziato un’importante repressione dei tartari musulmani chiudendo il loro canale televisivo, vietando le loro organiz­zazioni e persino picchiando a morte i manifestanti tartari che hanno reagito all’invasione credendo che i loro diritti sarebbero stati pregiudicati se la Crimea ucraina fosse stata annessa al regime russo di Putin.

Di conseguenza, migliaia di tartari sono stati costretti a la­sciare le loro case e fuggire. La loro comunità si è astenuta dal referendum sull’annessione russa della Crimea nel 2014, che si è svolto sotto la minaccia delle armi e senza rispetto della segretezza del voto.

Ma questa non è la prima volta che i tartari musulma­ni soffrono dell’autoritarismo russo. Nel 1944, durante il periodo sovietico, oltre 180.000 tartari di Crimea furono costretti a salire a bordo di carri bestiame e vennero esiliati in Uzbekistan per ordine di Joseph Stalin. A quel tempo, la propaganda di stato sovietica giustificava questa politica raz­zista accusando tutti i tartari di essere collaboratori nazisti, nonostante il fatto che molti tartari avessero prestato servi­zio nell’Armata rossa prima di allora. Non dimentichiamo, inoltre, che la propaganda sovietica aveva in molte occasio­ni giustificato l’incarcerazione/espulsione di massa di varie minoranze e oppositori politici (anarchici ecc.) con l’accusa sempre popolare di essere “alleati ideologici del fascismo”.

Naturalmente, questa politica razzista contro i tarta­ri musulmani non era un’invenzione del regime sovietico. Nell’impero russo, lo zar aveva già avviato nel XVIII secolo una politica di “slavizzazione” della Crimea, dando inizio alle prime persecuzioni contro i tartari. L’URSS, da buon successore dell’impero, continuò semplicemente l’opera dello zar. Putin continua a fare lo stesso oggi a sostegno delle sue ambizioni imperiali.

 

[1] La Repubblica cecena di Ichkeria è stata un’entità statuale non rico­nosciuta, creata dal governo separatista ceceno e proclamata dal leader secessionista ceceno Džochar Dudaev nel 1991.

 

Titolo originale: “Leftists” outside Ukraine are used to listening only to people from Moscow,

https://freedomnews.org.uk/2022/10/04/leftists-outside-ukraine-are-used-to-listening-only-to-people-from-moscow-interview-with-rkas-anarcho-syndicalists-in-eastern-ukraine.

Traduzione italiana di Claudio Taccioli.

Yavor Tarinski è un giornalista del giornale libertario greco “Aftoleksi”; Anatoliy Dubovik e Sergiy Shevchenko sono due militanti anarcosindacalisti attivi in Ucraina orientale.