Questo Blog

Questo blog riprende, amplia e aggiorna con nuovi contenuti quanto pubblicato nel libro:

Qui siamo in guerra
Anarchia, antifascismo e femminismo in Ucraina, Russia e Bielorussia. Scritti e testimonianze
a cura di Nerofumo
Edizioni Malamente, 2022, 116 p., 10 €

Il libro è disponibile per l’acquisto QUI

Ulteriori aggiornamenti e approfondimenti sono disponibili sul canale Telegram: t.me/+O1cIIL1mDW42Zjg8

 

PREFAZIONE AL LIBRO

La guerra in Ucraina è una ferita aperta che ogni giorno ci fa male.

Come tutte le guerre porta con sé la maledizione del potere e della dominazione politica ed economica dell’uo­mo sull’uomo che si ripete da sempre in tutti i continenti. Tuttavia ha anche caratteri di terribile innovazione. Come si usa ormai da due decenni a questa parte, una guerra tra stati è diventata una guerra per procura tra grandi potenze globali, corporation comprese, che impiegano mezzi sempre più tecnologici e letali.

Vorremmo gridare con forza che deve finire immedia­tamente, vorremmo che le armi tacessero e i soldati usciti dalle trincee trovassero nei loro oppressori e nemici di classe i giusti bersagli dell’odio. Ma questo non succederà domani. E intanto dentro le contraddizioni mortali di questo conflit­to abbiamo scoperto centinaia, migliaia, di uomini e donne che affrontano la violenza con la forza, il fuoco con il fuoco, la morte con un coraggio che dalle nostre confortevoli “tie­pide case”, per citare Primo Levi, sembra incomprensibile mentre è soltanto umano e storico.

La Russia oggi vorrebbe tornare a essere quell’im­menso impero zarista che si estendeva dal mar Baltico all’oceano Pacifico. Una Santa Russia ortodossa e iperca­pitalista, guidata da un ex ufficiale del KGB che utilizza i metodi di sorveglianza, di repressione del dissenso e di eli­minazione fisica degli oppositori tipica dell’epoca di Stalin. L’aspirazione di Putin è ricostituire la Grande Russia rein­tegrandovi l’Ovest slavo (ovvero la Bielorussia, con cui vi è un’unione dal 1997, e l’Ucraina) e una parte essenziale del Caucaso.

La nostra posizione è apertamente e chiaramente nemica del governo autoritario della Federazione Russa, del suo uso indiscriminato della violenza contro i civili dentro e fuori i confini di quel grande territorio, della sua retorica falsa e del suo odioso presidente Putin. Non per questo siamo amici dello stato Ucraino, che né più né meno dei nostri gover­ni nazionali è l’espressione di rapporti di dominio, spesso brutali, sostenuto anche dalla violenza di componenti fasci­ste dentro e fuori le forze armate. Siamo tutt’altro rispetto a chi si dice seguace di Bandera, leader dell’indipendenza ucraina emigrato ai tempi dell’URSS e poi complice dei na­zisti durante l’occupazione tedesca dell’Ucraina. Certo che dall’Italia sul fascismo non possiamo dare lezioni a nessuno, meno che meno oggi. L’antifascismo in Ucraina, Russia e Bielorussia è debole e diviso ma sta ritrovando nella guerra in corso elementi di forza materiale, di nuova chiarezza ide­ologica e di consenso popolare.

L’Ucraina indipendente, al cui interno è presente una forte minoranza russofona, ha oscillato tra governi filorus­si e filo-occidentali, senza mai vivere in realtà un conflitto etnico al proprio interno. Questo è stato piuttosto costruito dai servizi russi come giustificazione del conflitto di fronte all’opinione pubblica. Dal 2014, anno della rivoluzione democratica filo-europeista di Maidan, si è riarmata pro­gressivamente, grazie al supporto occidentale; sempre nel 2014 Putin ha invaso i territori dell’Est e la Crimea, il cui referendum di annessione non ha mai ricevuto alcun rico­noscimento internazionale. Da quel momento un lento e sanguinoso conflitto nelle regioni orientali del Donbas si è trascinato quasi totalmente ignorato fino al febbraio del 2022 quando l’esercito della Federazione Russa, affiancato dalle milizie separatiste, ha lanciato la sua offensiva su Kyiv convinto di avere di fronte un paese diviso e indebolito e di poterne avere ragione in breve tempo.

Il processo che ha portato all’invasione dell’Ucraina non può essere disgiunto dalla contrapposizione tra Russia da una parte e Stati Uniti e nazioni un tempo appartenenti alla sfera di influenza sovietica dall’altra. Da quando è al potere, il presidente russo ha usato i conflitti per regolare le relazioni internazionali con i paesi confinanti e con l’Oc­cidente. La NATO ha disatteso le dichiarazioni di intenti fatte in epoca post-URSS con un progressivo allargamen­to dei propri confini, conseguente all’accoglimento delle richieste dei Paesi baltici, della Polonia, della Repubblica Ceca, della Slovacchia, della Romania e poi intensificando la propria presenza in Ucraina per contrastare l’influenza russa nel paese.

Il conflitto che coinvolge non soltanto l’Ucraina, ma il vasto orizzonte spaziale e culturale dell’ex-Unione Sovietica, vede oggi anche la partecipazione attiva di organizzazioni anarchiche, libertarie, femministe e queer. Sebbene da un punto di vista numerico e militare queste forze combattenti siano inferiori ad altre di stampo opposto, apertamente fa­sciste e razziste, che combattono nello stesso conflitto, esse rappresentano a nostro avviso la testimonianza e la possibi­lità per la società ucraina di non rimanere schiacciata nella morsa repressiva che il conflitto con la Russia ha aperto fin dai primi colpi sparati in Donbas nel 2014.

Sull’antifascismo di alcune formazioni volontarie com­battenti in Donbas non possiamo spendere le stesse parole, per mancanza di una relazione diretta in questo periodo. Sappiamo però che le condizioni del conflitto sono cambiate radicalmente il 24 febbraio 2022. Se la battaglia in Donbas fino a quel giorno poteva forse essere inquadrata in un con­flitto locale per l’autonomia territoriale di alcune regioni – e per alcuni antifascisti europei la partecipazione a fianco delle forze filorusse rappresentava una coraggiosa scelta tattica per contrastare alcune formazioni neonaziste di volontari ucraini – dopo l’aggressione russa all’Ucraina la natura del conflitto è cambiata. Esso ha assunto apertamente il carattere di una guerra imperialista per la dominazione etnica russa, condot­ta con estrema crudeltà contro i civili, ha svelato la reale in­tenzione strategica del governo di Mosca e ha reso a nostro parere la posizione filo-russa indifendibile per gli antifascisti europei.

Abbiamo raccolto scritti e testimonianze dall’Ucraina, dalla Russia e dalla Bielorussia che sono una risposta alla guerra, alla prevaricazione, alla dittatura. Voci diverse da cui emerge una convinzione comune: solo il rovesciamento po­polare del governo di Putin può porre fine alla guerra.

Malamente, ottobre 2022